03 agosto 2006

Un po' di storia: il Brasile del XX secolo

Dopo la proclamazione della Repubblica (1889) il governo del Brasile viene gestito dall’alternanza dei politici che fanno riferimento da un lato alle oligarchie del caffè di S. Paolo e Rio de Janeiro, dall’altro ai grandi allevatori di bovini che hanno occupato lo stato delle Minas Gerais dopo la fine del ciclo dell’oro (per questo motivo, quest’epoca storica viene ricordata come quella del caffelatte).
Nel XX secolo ha inizio l’industrializzazione che ha il suo fulcro nelle regioni Sud e Sudest e a cui contribuiscono massicciamente gli immigrati europei, sia come operai che come piccoli imprenditori; agli italiani si aggiungono i tedeschi che fuggono dagli stenti del primo dopoguerra, ebrei fuggiti dalle persecuzioni naziste, famiglie dell’est europeo e, dopo la seconda guerra, anche molti giapponesi.

Nel 1912 viene fondata la prima università del paese, nello stato del Paraná (Sud), a cui fanno ben presto seguito altre istituzioni accademiche sparse il tutto il territorio nazionale.

Mentre l’Europa brucia, il Brasile insegue il suo sviluppo: è di quest’epoca il periodo dello Stato Nuovo e della dittatura di Getúlio Vargas (1937-1945), che inizialmente simpatizza per i regimi nazifascisti ma fa ben presto dietro-front per allearsi agli Stati Uniti che gli hanno promesso aiuti consistenti per l’implementazione di centrali elettriche.

Lo sapevate? L’esercito brasiliano combatté a fianco degli alleati proprio nel nostro appennino, nella zona fra Gaggio Montano, Montese e Porretta; solo pochi anni fa le salme dei soldati morti nel combattimento per la presa di Monte Castello, nei pressi di Pistoia, sono state riportate in patria.

La necessità di infrastrutture e di sviluppo economico e sociale del paese genera un impulso molto forte; intanto l’università comincia a sfornare i primi cervelli autenticamente ‘brasiliani’. Nel 1958 il presidente Juscelino Kubitschek dà inizio alla costruzione della nuova capitale federale, Brasilia; un progetto architettonico ambizioso che fa sorgere in soli 3 anni una città del futuro nel cuore del semiarido situato in un altipiano al centro del paese. La città è bellissima ed efficiente, la sua costruzione ha creato occupazione ma anche una voragine nei conti economici del paese. Il fermento sociale, culturale e politico è grande, i brasiliani vogliono sempre più affrancarsi dalle dipendenze straniere ed iniziare a risolvere le proprie contraddizioni sociali.

Nel Nordest, il pedagogo Paulo Freire studia un nuovo metodo di alafabetizzazione degli adulti a partire dalla loro situazione di povertà economica e sociale: è la Pedagogia dell’oppresso, che dà inizio ai movimenti di educazione popolare che nei primi anni 60 si espandono per il paese.

Il 31 marzo 1964 i militari, con un colpo di stato, prendono il potere, con l’appoggio esterno degli Stati Uniti; la dittatura, brutale e violenta soprattutto nel periodo dal 1968 al 1975, si estenderà fino al 1984, anno dell’inizio del processo di cosiddetta ridemocratizzazione del paese.
I militari spingono l’industrializzazione e la tecnicizzazione del paese, ma smantellano sistematicamente le grandi conquiste sociali degli anni precedenti: la scuola e la sanità pubblica perdono progressivamente qualità, penalizzando soprattutto le fasce meno abbienti mentre i più benestanti possono comunque ricorrere alle strutture private a pagamento. Di tale situazione i brasiliani soffrono ancora oggi, sebbene qualche piccolo miglioramento cominci a farsi sentire.

Nel 1988 viene promulgata la nuova costituzione e nel 1989 vengono realizzate le prime elezioni dirette del Presidente della Repubblica.